Giancarlo Maroni (1893-1952)

Nasce nel 1893 ad Arco (Trento). Studia a Milano, all’Accademia di Brera, dal 1910 al 1915. Tra i suoi maestri Mentessi e gli architetti Moretti e Cattaneo. E’ proprio alla scuola del Mentessi che si accosta al mondo arcano della geometria, delle belle proporzioni, dei rapporti modulari caratterizzati dall’alternarsi di archi e piattabande, archivolti e architravi, che ritroveremo nelle sue opere, accanto a motivi prettamente gardesani. Nel 1915 si arruola volontario per la liberazione di Trento e Trieste e sarà insignito della medaglia d’argento. Con la fine della guerra rientra a Riva dove si occupa di problemi connessi con la ricostruzione. Consegue nel 1919 all’Accademia di Brera il titolo di “professore di disegno architettonico”. Le costruzioni da lui progettate ed eseguite gli consentiranno per legge di fregiarsi del titolo di architetto. Presentato a d’Annunzio dal legionario trentino e fiumano Giuseppe Piffer, inizia nella seconda metà del 1921 la sua attività alla Villa Cargnacco, acquistata dal Poeta a Gardone, dove lavorerà per diciassette anni fino alla morte del Comandante, rivestendo la carica di Sovrintendente nonchè di membro del Consiglio della “Fondazione del Vittoriale”. Sui suoi complessi rapporti con d’Annunzio ci testimonia l’Operti che ricorda: “... Le discussioni grosse l’architetto le sosteneva sui disegni, le prospettive e finiva col fare a modo proprio. D’Annunzio lo rampognava furiosamente, lo chiamava persecutore e nemico, poi si riconciliava, a cose fatte riconosceva che andava bene così. Erano nature opposte, destinate ad accordarsi, seppure con qualche difficoltà”. Muore nel 1952 ed è sepolto in una delle arche del Mausoleo del Vittoriale.